Valute e settori: come orientare il portafoglio nel 2026 secondo NS Partners

Gli investitori europei si trovano di fronte a una doppia sfida strategica per costruire portafogli resilienti e performanti in vista del 2026. La prima riguarda la gestione del rischio valutario, la seconda un necessario riequilibrio nell’allocazione settoriale. A tracciare la rotta è Giacomo Calef, Country Head Italy di NS Partners, che delinea opportunità e criteri di selezione in un contesto di mercato caratterizzato da forti concentrazioni e multipli elevati.

Il nodo del dollaro e la soluzione svizzera

«I titoli statunitensi rappresentano circa il 65-70% della capitalizzazione globale», ricorda Calef. «Questo significa che qualsiasi movimento del mercato azionario USA arriva al portafoglio europeo attraverso il”filtro del cambio euro-dollaro, che può comprimere o amplificare il rendimento finale, come abbiamo osservato in parte quest’anno». Per questo, sottolinea, «è sensato misurare con precisione l’esposizione in dollari e valutare diversificazioni mirate».

Una delle soluzioni interessanti in questo scenario, secondo l’analista, proviene dalla piazza di Zurigo. «L’azionario svizzero si presenta come un’interessante soluzione, grazie a valutazioni più moderate e a molte società caratterizzate da bilanci robusti, forte cash flow e politiche di dividendo disciplinate».

Ripensare i settori: ridurre l’IT, privilegiare la qualità difensiva

Il secondo pilastro della strategia consiste in una riallocazione settoriale più prudente. «L’analisi dei multipli ci porta a riconsiderare l’esposizione degli indici globali tradizionali, riducendo il peso dell’IT e incrementando i settori più difensivi e di qualità», spiega Calef. «Il settore It sconta multipli molto elevati, mentre consumer staples ed healthcare appaiono relativamente più ragionevoli».

Questo approccio non implica una fuga dal tech, ma un ingresso più selettivo. «Significa privilegiare quelle aziende che convertono i ricavi in flusso di cassa, che hanno visibilità sugli utili e che giustificano i multipli», chiarisce.

I casi studio Mondelez e Abbott

Tuttavia, avverte Calef, «le aziende dei settori difensivi non sono tutte uguali e performanti». Come esempi di qualità, cita Mondelez e Abbott Laboratories.

«Mondelez nel 2025 ha risposto all’aumento dei costi delle commodity con incrementi di prezzo mirati, interventi di efficienza operativa e investimenti sul posizionamento dei brand», osserva. «È una strategia che sacrifica parte del volume nel breve per preservare quota di mercato e margini nel tempo, sostenuta dalla capacità di trasferire parte dell’inflazione sui listini grazie a marchi riconosciuti». L’azienda offre inoltre una preziosa diversificazione valutaria. «Una consistente quota di fatturato proviene dall’Europa e da altre aree, risultando intrinsecamente denominata in euro o valute locali. Questo crea un naturale bilanciamento contro le oscillazioni del dollaro e permette leve di pricing locale».

Abbott, invece, ha beneficiato nel 2025 della forte domanda per dispositivi medici e sistemi di monitoraggio glicemico. «La crescita organica nei volumi, gli aggiornamenti di prodotto e gli investimenti produttivi “onshore” per rinforzare la supply chain hanno migliorato la prevedibilità dei ricavi e la resilienza dei margini», conclude Calef.

In sintesi

La roadmap verso il 2026 per l’investitore europeo, secondo l’analisi di NS Partners, passa da una consapevole gestione del rischio di cambio e da un attento stock-picking, che preferisca la qualità e i fondamentali solidi ai semplici momentum settoriali.