2026: l’anno del “reset” e del riequilibrio per i mercati

Il 2026 si prospetta come un anno di svolta per i mercati finanziari globali, caratterizzato da un profondo “reset” delle politiche monetarie e da un significativo riequilibrio geografico degli investimenti. È questa la visione degli analisti di Julius Baer, espressa nel loro “Market Outlook 2026”.

Il cambiamento più emblematico sarà, secondo gli esperti, la nomina di un nuovo presidente della Fed, che segnerà un punto di svolta per la leadership monetaria statunitense. “La grande novità è il cambio al vertice della Fed”, sottolineano gli analisti, anticipando una fase di “riancoraggio del mix di politiche” dopo anni di bilanciamento tra controllo dell’inflazione e stabilità finanziaria.

Usa vs Europa: due modelli di crescita divergenti

Gli Stati Uniti sono attesi entrare nel 2026 con un modello di crescita trainato dal credito e dagli investimenti in Intelligenza Artificiale, favorito da tagli dei tassi della Fed. “Ci aspettiamo che la Fed tagli i tassi e passi da una posizione restrittiva a una neutrale”, scrivono gli esperti di Julius Baer, ipotizzando che, da maggio 2026, la nuova leadership potrebbe spingersi verso una politica “decisamente accomodante”.

L’Europa, dal canto suo, punta a rilanciare la domanda interna attraverso un aumento della spesa pubblica in infrastrutture e difesa, per compensare le difficoltà dell’export. “La svolta verso la crescita della domanda interna è trainata dal netto deterioramento delle condizioni di esportazione”, spiegano gli analisti, notando come i dazi USA e la concorrenza cinese spingano i Paesi dell’Eurozona a stimolare la crescita interna.

La complessa traiettoria cinese

Per la Cina, il 2026 sarà un anno di navigazione nella complessità. “È probabile che persista la traiettoria economica a due livelli”, osservano gli esperti, con i settori emergenti che guadagnano slancio mentre i motori tradizionali, in primis il mercato immobiliare, rimangono depressi dopo quattro anni di contrazione. Le politiche puntano all’autosufficienza e a contenere la sovracapacità, ma la debole domanda interna e le guerre di prezzo rappresentano sfide importanti.

Asset class per asset class: le previsioni

Valute: Il dollaro USA è atteso indebolirsi ulteriormente nel 2026, per una crescita più lenta e deflussi strutturali. “La resistenza a un ulteriore indebolimento appare limitata”, si legge nel rapporto. Le valute europee e il franco svizzero, bene rifugio, potrebbero beneficiarne.

Obbligazioni: sli esperti mantengono una visione neutrale sui titoli sovrani dei mercati emergenti, ma sovrappesano il debito corporate degli stessi. “Con una strategia obbligazionaria di questo tipo, ci aspettiamo che il 2026 offra un reddito dignitoso con rischi gestibili”.

Azioni: si entra nel 2026 con un atteggiamento costruttivo ma più equilibrato. “Pensiamo che il 2026 richiederà un’allocazione più bilanciata”, si legge. Oltre all’IA, settori difensivi come la sanità e i ciclici europei guadagnano appeal. Le azioni dei mercati emergenti, con un focus sull’Asia, sono sovrappesate, con la Cina tra i “mercati di convinzione”.

Materie prime: per l’energia si prevede un’era di “abbondanza di offerta”, con prezzi del petrolio e del gas sotto pressione. L’oro, invece, potrebbe partire forte, supportato dalla domanda rifugio, dagli acquisti delle banche centrali e da tassi USA più bassi.

Temi “Next Generation”: gli investitori tematici dovrebbero restare su due temi chiave: Cloud Computing & IA e Cybersecurity. Anche l’energia pulita rimane un tema costruttivo, guidato ormai più dal mercato che dalla politica.

 

In sintesi, il messaggio di Julius Baer per il 2026 è chiaro: dopo il picco della leadership degli asset USA, l’anno “premierà coloro che si adatteranno presto ai reset e ai riequilibri che stanno plasmando il nuovo panorama degli investimenti”. La tattica e la diversificazione diventeranno quindi più cruciali della semplice strategia “buy-and-hold”.