Il settore cripto italiano entra in una fase decisiva. Entro il 30 dicembre, tutti gli operatori oggi classificati come Vasp – i fornitori di servizi su attività virtuali iscritti al registro dell’OAM – dovranno presentare una domanda formale per diventare Casp, i nuovi operatori autorizzati secondo il Regolamento europeo MiCAR. Senza questa istanza, dal giorno successivo non potranno più offrire alcun servizio: dalla custodia allo scambio, fino alla restituzione degli asset digitali.
Si tratta di un cambio di regime netto. Secondo quanto riportato da Messaggero, in Italia nessun operatore ha ancora ottenuto l’autorizzazione, mentre altri Paesi europei – tra cui Austria, Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi – contano già oltre 100 Casp registrati. Un divario che accende i riflettori sul rischio di frenare l’operatività delle piattaforme italiane proprio nel momento in cui il quadro regolatorio europeo diventa più stringente.
Per i Vasp che presenteranno la domanda entro la scadenza, sarà comunque possibile continuare a operare in via transitoria: una finestra che potrà restare aperta fino al 30 giugno 2026. Le autorità hanno però avvertito che le richieste dell’ultimo minuto saranno valutate con particolare rigore, scoraggiando di fatto la corsa finale all’adempimento.
Le due date chiave – 30 dicembre 2025 e 30 giugno 2026 – segnano un vero turning point per il mercato cripto italiano. Tutti gli operatori che non conseguiranno l’autorizzazione CASP dovranno cessare l’attività, lasciando spazio a soggetti regolamentati e potenzialmente più solidi.
Tra gli operatori già pronti a muoversi nel nuovo scenario – fanno notare da Equita – c’è Fineco, che dispone di una piattaforma per CFD ed ETP su criptovalute, ma resta in attesa del via libera normativo per offrire anche trading spot.
Nel nuovo quadro delineato da MiCAR, ottenere la licenza in Italia nei prossimi mesi rappresenta un’opportunità significativa.
