“La nostra view costruttiva per il prossimo anno si basa sull’aspettativa di un contesto caratterizzato da una liquidità abbondante, sostenuto da una politica monetaria accomodante e da una politica fiscale espansiva. L’incertezza relativa alle tematiche di crescita e inflazione e a questi orientamenti politici sarà fondamentale per l’evoluzione del 2026, così come lo saranno gli sviluppi geopolitici”. Ad affermarlo è Rebekah McMillan, associate portfolio manager team Multi-Asset di Neuberger Berman, che però avverte che ci sono tre rischi da tenere sotto controllo. Eccoli illustrati di seguito.
Rischio 1 – Sostenibilità del ciclo di Capex dell’IA
Il ciclo di investimenti nell’intelligenza artificiale è ancora agli inizi, ma è capital intensive e caratterizzato da un’offerta limitata. Gli investimenti in capex degli hyperscaler sono in forte aumento, finanziati in gran parte dal flusso di cassa attuale, ma l’aumento delle emissioni/debiti nel settore TMT aggiunge un rischio di finanziamento se i rendimenti deludono o i mercati dei capitali si restringono durante la transizione da una narrativa basata sugli investimenti in conto capitale a una basata sul ritorno sugli investimenti. La storia suggerisce che chi investe molto in capex spesso sottoperforma una volta che la perfezione è stata scontata; qualsiasi rivalutazione nella leadership altamente concentrata delle mega-cap AI potrebbe pesare sulle esposizioni di crescita più ampie, anche se il tema della produttività a lungo termine persiste.
Rischio 2 – Dipendenza dal dollaro dei rendimenti non statunitensi
Una parte consistente dei recenti guadagni azionari non statunitensi per gli investitori in dollari, in particolare in Europa, è stata determinata dalla debolezza della valuta americana piuttosto che dalla solidità degli utili. Se i venti favorevoli sui mercati valutari dovessero arrestarsi o invertirsi a causa delle divergenze nelle politiche delle Banche centrali, della crescita economica divergente o dei rischi idiosincratici (ad esempio l’incertezza politica), i rendimenti tradotti potrebbero deludere anche se i mercati locali dovessero tenere. Ciò aumenta il rischio che le allocazioni non statunitensi sottoperformino Wall Street in assenza di revisioni al rialzo degli utili.
Rischio 3 – La dispersione nei mercati privati
I risultati nel settore del private equity e del private credit sono sempre più specifici per gestore e strategia, con una maggiore dispersione dei rendimenti a causa dell’evoluzione delle condizioni di fundraising, dei cambiamenti nel mix di exit (vendite complete vs. operazioni guidate dai GP) e delle opportunità divergenti tra il direct lending e il credito asset based. Con il miglioramento dell’attività di deal, esiste il rischio che le distribuzioni e il DPI rimangano disomogenei, favorendo i GP e gli asset di qualità superiore, mentre gli investitori concentrati in segmenti affollati o in strategie discount capture vedono risultati più modesti, mettendo in evidenza problemi di liquidità.
